Il Pilates e la danza, sia quella classica che quella moderna, sono sempre stati molto vicini, sia per le vicende personali dello stesso Pilates, sia per le indubbie affinità.
La connessione fu concreta, perché Pilates conobbe e stimò il grande coreografo Laban già in gioventù e in seguito aprì il suo studio proprio vicino alla sede del New York City Ballet, e qui aiutò molti ballerini nella riabilitazione da infortuni o li aiutò a raggiungere le condizioni ottimali per ballare.
Il Pilates è inoltre al confine tra danza e ginnastica a causa dell’importanza data al corpo e alla sua stretta correlazione con l’anima. La visualizzazione, la capacità cioè di immaginare, che è contemporaneamente un “vedere” e un “farsi vedere”, avvicina questa disciplina alla dimensione artistica e spettacolare del ballo. Obiettivo comune di entrambi è infine il raggiungimento della flessibilità del corpo.
Le stesse caratteristiche collegano il pilates al Teatro e ancor di più a quella particolare unione di Teatro-Danza (Tanz Theater) che si sviluppò dalla metà circa del Novecento in stretto legame con la danza moderna dell’espressionismo tedesco degli anni Trenta. Il Tanz Theater si ispirò a sua volta a Rudolf Laban e a Mary Wigman e promosse un concetto di teatro totale, cioè misto di parole, danza e gesti.
Oggi molte compagnie di ballo, tra cui anche scuole di danza dei Castelli Romani come la Compagnia Ànemos di Daniela Ferri si ispirano a questa completezza, alternando nei loro spettacoli momenti di recitazione e balli in un connubio simbolico davvero efficace.